La dipendenza da Internet

La dipendenza da Internet

Nel 1998 Tonino Cantelmi presenta per la prima volta in un congresso di psichiatria a Roma quattro casi italiani di Internet Addiction. Egli fu il primo a studiare in Italia la tecnodipendenza e l’impatto della tecnologia digitale sulla mente umana, sostenendo che “stiamo vorticosamente precipitando in una “società incessante”, sempre attiva, intenta a digitare, a twittare, a condividere, senza differenza tra giorno e notte, tra feriale e festivo, tra casa e ufficio, avviata verso una colossale dipendenza dalla “connessione””. Oggi, a distanza di diciotto anni, ormai nell’era dei “nativi digitali”, il Patological Internet Use (PIU) è stato definito e paragonato a una vera dipendenza, capace di compromettere il funzionamento lavorativo e le relazioni sociali, e caratterizzato dalla difficoltà a disconnettersi nonostante le conseguenze negative sulla vita offline.

Sono stati descritti vari tipi di dipendenza:
– Cybersexual Addiction (visitazione di siti porno, pratica sesso virtuale)
– Cyber Relationship Addiction (intrattenimento per larga parte del giorno attraverso email, social network, chat lines)
– Compulsive Online Gambling (giochi d’azzardo online, giochi di ruolo, shopping, trading)
– Information Overload (raggiungimento del massimo aggiornamento possibile tramite il Web surfing)
– Computer Addiction (giochi, solitari, play station).

La “retomania” si manifesta preferibilmente in persone che presentano una precaria stabilità emotiva o in cui sono già presenti disturbi dell’umore o di marca ossessivo-compulsiva. Il contatto sociale attraverso chat, Community, e-mails, si configura infatti come strumento atto a superare difficoltà comunicative, in quanto consente di mettersi in gioco mediante una graduale conoscenza , che , tuttavia , non è esente da rischi. Ma la rete, ricca di potenzialità e opportunità di informarsi, concoscersi e confrontarsi, può portare chiunque a comportamenti rischiosi di eccessivo consumo, alla ricerca di occasioni sociali virtuali che consentono si sperimentare ruoli e parti del Sè altrimenti non sperimentabili nella vita reale. Si indica appunto come solipsismo telematico la propensione ad eleggere il web come luogo di rifugio cui appartarsi per trovare sollievo a problemi quotidiani.

In sintesi , dunque, la rete, in virtù delle sue enormi risorse, possiede dell potenzialità psicopatologiche, quali la capacità di indurre sensazioni di onnipotenza, come vincere le distanze e il tempo, o cambiare perfino la propria identità e personalità, illudendo di rispondere a molti bisogni umani. La rivoluzione digitale e la virtualizzazione della realtà intercettano, esaltano e plasmano alcune caratteristiche di quello che Cantelmi aveva definito “l’uomo liquido”: il narcisismo , la velocità, l’ambiguità, la ricerca di emozioni e il bisogno di infinite relazioni “light”.

A fronte delle considerazioni di cui sopra, si è andato progressivamente definendo anche un uso sano di Internet , come un modo di utilizzare Internet per uno scopo chiaro, per un periodo di tempo che può essere considerato ragionevole nelle condizioni specifiche per l’utente e nel riconoscimento delle differenze tra la comunicazione reale e la comunicazione attraverso Internet senza assumere una personalità diversa (Davis, 2001).

Nello sviluppo della Dipendenza da Internet si osservano varie tappe: nella prima fase si evidenzia una attenzione ossessiva alla rete, che genera comportamenti quali controllo ripetuto della posta elettronica durante la stessa giornata o prolungati periodi di chat. Nella seconda fase, o tossicofilia, si evidenzia un aumento del tempo trascorso on-line, con un crescente senso di malessere e di agitazione, paragonabile all’astinenza, quando si è scollegati. Nella terza tappa, infine, o tossicomania, la rete dipendenza danneggia diverse aree di vita, creando pesante interferenza col funzionamento scolastico/lavorativo e relazionale.

Essere ovunque è non essere da alcuna parte, diceva Seneca. E in fondo si ha la sensazione che la fine della società di massa e il transito nella tecnodipendenza post moderna non potranno placare l’irriducibile bisogno di “incontro con l’altro” che è proprio dell’uomo di ogni epoca, e che nè Facebook, nè Twitter, nè ogni altra forma di socializzazione virtuale potranno rispondere a questo bisogno autentico, prepotente e vitale.