Sono farmaci ad azione ansiolitico-ipnotica, anticonvulzionante e miorilassante. Sono a loro volta suddivisi in benzodiazepinici…
Farmaci stabilizzatori dell’umore
Si tratta di una categoria di farmaci impiegati nel trattamento a lungo termine di pazienti affetti da disturbi ricorrenti dell’umore, in particolare nel disturbo bipolare. Il Carbolithium, il valproato e la carbamazepina vengono definiti, per convenzione, stabilizzatori dell’umore di prima generazione. A partire dalla metà degli anni ’90, altre tre molecole anticonvulsivanti (lamotrigina, gabapentina e topiramato) sono state utilizzate per il trattamento delle fasi depressive e maniacali del disturbo bipolare; questi composti costituiscono gli stabilizzatori dell’umore di seconda generazione. Anche l’oxcarbazepina viene inclusa in questo gruppo.
Nella pratica clinica tali farmaci trovano ulteriore impiego nelle forme schizoaffettive, e nel discontrollo degli impulsi che caratterizza il Disturbo Borderline di Personalità e I quadri di astinenza da alcool e benzodiazepine. Spesso dunque è indicato il loro uso “off label”. Alcune linee guida internazionali raccomandano l’utilizzo di uno stabilizzatore dopo un singolo episodio maniacale, in caso di Disturbo Bipolare I con due o più episodi acuti o in caso di Disturbo Bipolare II con cattivo funzionamento, episodi frequenti o rischio suicidario significativo.
In caso di mancata efficacia di uno stabilizzatore è indicata l’associazione di due stabilizzatori o di uno stabilizzatore e di un antipsicotico. La scelta dell’antipsicotico da utilizzare va effettuata sempre tenendo conto del profilo degli effetti collaterali e del rapporto rischio benefici, valutando la situazione fisica del singolo paziente e considerando anche a quale molecola abbia risposto qualora abbia già fatto uso di antipsicotici.
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